Capriolo – Capreolus capreolus italicus

DISTRIBUZIONE

Nel mondo: Europa, Asia Minore, Iran, Palestina; Iraq

In Europa risulta assente solamente in Islanda, Irlanda, nelle isole del Mediterraneo e nella porzione più settentrionale della penisola scandinava; le sue popolazioni sono discontinue e caratterizzate da basse densità in Inghilterra centrale, in Finlandia, nella Norvegia settentrionale, in Spagna, in Portogallo, Grecia e Italia meridionale.

In Italia: il capriolo è distribuito con continuità sull’arco alpino e sull’Appennino Centrosettentrionale. Nella porzione centro-meridionale dell’Italia (Tenuta Presidenziale di Castelporziano, Foresta Umbra del Gargano, catena di Orsomarso, sulla Sila ) sarebbe presente, in nuclei relitti e tra loro disgiunti, una forma italica (Capreolus capreolus italicus).

Morfologia

Il capriolo è un cervide di modeste dimensioni con dorso leggermente curvo e treno posteriore più alto e robusto rispetto a quello anteriore.

Palco

I palco del capriolo è costituito da due stanghe simmetriche che si sviluppano come diretta prosecuzione degli steli, strutture ossee permanenti che si dipartono dall’osso frontale.

Il numero di punte non è correlato con l’età dell’animale, quanto piuttosto con lo stato di salute e la forza del capriolo al momento della formazione del palco. I palchi del capriolo sono strutture ossee che vengono perse e riformate ogni anno.

I cicli di crescita e perdita del palco sono regolati da precisi influssi ormonali, fra i quali un ruolo base sembra essere esercitato dall’equilibrio tra l’ormone somatotropo (che favorisce lo sviluppo delle stanghe) e il testosterone (che ne inibisce lo sviluppo). Per tutta la vita dell’animale, si alterneranno fasi primaverili di pulitura dei palchi (in marzo-aprile) a fasi autunnali di caduta (in ottobre-novembre).

Habitat

Predilige gli ambienti di transizione (ecotoni) e gli ambienti costituiti da boschi aperti intercalati da vaste radure o da coltivi dove sia presente un notevole sviluppo del perimetro di contatto tra bosco e prato.

Gli ambienti di transizione e le superfici di contatto sono caratterizzate da un’ampia variabilità vegetazionale che aumenta le possibilità di reperimento di alimenti con elevata concentrazione di sostanze nutritizie

ALIMENTAZIONE

Erbivoro ruminante, si comporta da brucatore selettivo. Il rumine di modeste dimensioni impone al capriolo la scelta di alimenti ad elevata concentrazione proteica (gemme, apici fogliari).

L’alimentazione varia nelle diverse stagioni:

periodo primaverile-estivo si nutrono prevalentemente di latifoglie in particolar modo di getti e cime; le specie preferite sono: carpino, pruno, quercia, salice, biancospino, rosacee, frassino, ecc. Non disdegna neppure le leguminose, meglio se coltivate (erba medica lupinella, graminacee e trifoglio)

periodo estivo abbandona i coltivi, generalmente soggetti in quel periodo a raccolta, per nutrirsi nei prati

periodo autunnale si nutre di frutti selvatici (lamponi, mirtilli, castagne, ghiande ecc.)

periodo invernale la dieta è limitata a cime ed apici di rametti di diverse piante e alle colture agricole tipiche del periodo

 

Comportamento sociale

L’unità sociale di base è rappresentata dalla femmina adulta e dai piccoli dell’anno.

Fase gerarchica (febbraio-maggio)

Dalla metà di febbraio i maschi, probabilmente a causa dell’aumento di produzione testicolare di testosterone, diventano sempre più irritabili e aggressivi nei confronti dei con specifici dello stesso sesso.

In questa fase l’incontro tra due maschi provoca una serie di comportamenti rituali, fra i quali la minaccia, l’imposizione e la sottomissione, che possono terminare sia con la fuga di uno dei due che nello scontro finale.

Si arriva così alla realizzazione di una gerarchia tra gli individui di sesso maschile.

Fase territoriale (maggio- luglio)

I maschi risultati dominanti in seguito alle dispute gerarchiche marcano e difendono i loro territori.

Di norma, il territorio del capriolo maschio ha un’estensione di 5 – 30 ha.

Fase dello scioglimento del rapporto parentale (marzo-aprile)

La madre allontana i figli; i prima a staccarsi sono i maschi (aprile), poi successivamente le femmine (maggio)

Questa fase è legata all’imminente parto.

Fase parentale (maggio- luglio)

I piccoli nascono tra la metà maggio e l’inizio di giugno. Nelle prime settimane i piccoli restano acquattati nell’erba per sfuggire ai predatori. La madre li raggiunge solo per allattarli. In questa fase si ha l’imprinting, periodo in cui l’animale apprende a riconoscere la madre e la specie di appartenenza (dura all’incirca 2 mesi) Solamente a circa tre mesi di età i piccoli cominciano a seguire ovunque la madre nei suoi spostamenti.

Fase degli amori (luglio-agosto)

I primi ad entrare in amore sono generalmente i maschi di maggiore età che, a partire dalla prima decade di luglio,  cominciano ad interessarsi alle giovani femmine di un anno senza piccoli, le così dette “sottili” di norma più precoci nell’estro rispetto alle adulte. Più avanti nella stagione inizieranno a partecipare attivamente agli accoppiamenti anche i maschi più giovani, fino a quelli di due anni (più raramente tre) che entrano in calore per la prima volta.

Il rituale di corteggiamento consiste in corse e inseguimenti rituali intorno ad alberi e cespugli, con le femmine che precedono di pochi metri i maschi che le inseguono con la testa bassa e il corpo leggermente allungato e che terminano con la copula. I legami di coppia sembrano essere più duraturi nel tempo (arrivando spesso a concludersi solo la primavera dell’anno successivo) nel caso dei maschi adulti uniti alle femmine giovani, mentre quelle più mature, di solito occupate ancora dall’accudimento della prole, tendono ad abbandonare il maschio poco dopo la copula. In questo senso è interpretabile la poligamia dei maschi che, lasciati da una compagna vagano alla ricerca di un’altra femmina in estro.

Fase indifferente (agosto-ottobre)

Si ha la perdita del comportamento territoriale e l’inizio di un periodo tranquillo, durante il quale i maschi recuperano le forze perse nella fase precedente.

Fase dei raggruppamenti (novembre- febbraio)

I gruppi invernali iniziano a formarsi alla metà di agosto per le femmine e solamente ai primi del mese di novembre per i maschi, quando la maggior socialità e le diminuite disponibilità alimentari concorrono a riunire gli animali nelle zone più idonee alo svernamento.

I gruppi, ad organizzazione matriarcale, sono generalmente formati da 5 individui:

femmina adulta con i 2 piccoli dell’anno femmina figlia dell’anno precedente maschio, che di solito, è giovane e legato alla ex-sottile.

Durante questo periodo sono peraltro possibili associazioni di diverso tipo con una notevole variabilità, come ad esempio la scarsa offerta del pascolo, che può determinare notevoli concentrazioni di capi nelle poche località favorevoli.

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